La definizione Fake News viene dall’inglese e significa notizia falsa, fasulla.
Le notizie false e inventate sono sempre esistite: talvolta si tratta di vere e proprie burle di buontemponi, in altri casi sono minuziosamente studiate allo scopo di influenzare l’opinione pubblica.
Negli ultimi anni, le Fake News sono salite alla ribalta grazie a Internet e ai Social Network. Rispetto a un tempo, ora è decisamente più facile far circolare informazioni false.
Grazie ad internet abbiamo accesso ad ogni tipo d’informazione come e quando vogliamo, spesso senza avere una competenza specifica per poterla interpretare.
Molte persone navigano in rete alla ricerca di informazioni sulla propria salute. Spesso però queste ricerche portano a risultati non veritieri e alla diffusione di false credenze.
Con questo articolo vogliamo analizzare le fake news più diffuse e discuterne, dandovi delle indicazioni semplici che possano aiutarvi a comprendere meglio ciò che viene pubblicato .
A seguire trovate qualche esempio, per sfatare questi falsi miti e luoghi comuni!
Dottore “ho sempre la cervicale”. La risposta dovrebbe essere: “eh, meno male che ce l’ha, altrimenti non potrebbe muovere le braccia e ruotare la testa”. Con il termine “cervicale”, infatti, si intende il tratto di colonna vertebrale che va dal cranio al passaggio cervino-dorsale: non è perciò una patologia, ma una parte del nostro corpo. Spesso alla parola cervicale troviamo associato il sostantivo -algia ed ecco qua la famosa “diagnosi” cervicalgia! In realtà non esiste alcuna patologia con tale nome, -algia significa “dolore” e il termine cervicalgia non è una diagnosi, ma indica un generico dolore al collo. Quando andate dal vostro fisioterapista di fiducia (FISIO 3 !!!! ) e avete male al collo, ricordatevi di dire che avete una cervicalgia, NON la cervicale.
Dottore mi si è “accavallato” un nervo. Ogni volta che qualcuno associa la parola accavallato ad un nervo, Ippocrate si rivolta nella tomba. I nervi NON possono accavallarsi. I nervi fanno parte del sistema nervoso, ovvero il sistema più nobile che possediamo: per questo sono ben protetti e non possiedono una mobilità intrinseca tale da potersi spostare improvvisamente. Il nervo è paragonabile ad un filo di rame che conduce corrente: in caso di infiammazione di quest’ultimo, il dolore che percepiamo è simile ad una scossa. Quello che viene percepito come nervo accavallato, che dà la sensazione di avere un nodo duro a livello del muscolo, in realtà è un trigger Point. Non è altro che una tensione mio-fasciale che provoca una sensazione di dolore diffuso e molto fastidioso.
Ieri mi sono allenato, ho dolore perché ho l’acido lattico. In realtà l’acido lattico viene smaltito in 2 o 3 ore al
massimo, la sua quantità si dimezza ogni 20’ circa. Il dolore percepito nelle 24-48 ore successiva viene definito DOMS (DOMS) “delayed onset muscle soreness”, che in italiano potrebbe essere tradotto in “indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata”. A scatenare i DOMS sarebbero i microscopici danni arrecati alle fibre muscolari durante l’allenamento. Non è altro che il nostro muscolo che ci lancia dei segnali, mentre cerca di adattarsi rapidamente per prevenire danni muscolari più seri.
Faccio gli addominali “bassi” perché cosi mando giù la pancia. In una frase sola sono presenti due errori importanti. Il primo è che purtroppo l’attività fisica mirata non aiuta la perdita di peso in zone specifiche del corpo. Il secondo è che gli addominali bassi non esistono. Il muscolo retto dell’addome è una spessa lamina muscolare che contribuisce a formare la parte mediana anteriore della parete addominale, estendendosi dalla gabbia toracica alla pelvi. Con la sua azione flette il torace sulla pelvi e viceversa e abbassa le coste agendo, quindi, da muscolo espiratorio. Ha anche un ruolo minore nella torsione e nell’inclinazione del busto. La sua contrazione aumenta la pressione addominale.
Nei prossimi articoli andremo ad analizzare più nel dettaglio queste problematiche e vi daremo qualche consiglio per gestirle.